La passione per il vino della famiglia Argiolas permea da sempre l’attività aziendale, a partire da Francesco, che l’ha creata all’inizio del secolo, fino ad Antonio, energico novantaseienne ancora in attività. Uomo determinato nelle scelte e nelle strategie, ha trasmesso ai figli e ai nipoti il suo amore per la viticoltura e per l’enologia. La vera svolta risale al 1991, quando, affiancati dall’enologo Giacomo Tachis e dall’esperienza di tre generazioni, i fratelli Franco e Giuseppe hanno creato il marchio Argiolas ed esteso la distribuzione dei vini prodotti nei vari mercati nazionali ed esteri.
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Nel piccolo paese di Santadi, a 15 km da Cagliari, la tradizione dell’antica della produzione di un buon vino, trova nella cantina Argiolas la massima espressione della tradizione coniuguata alle nuove tecnologie enologiche per dare il massimo della qualità.
L’occasione della visita è quella offerta della giornata di “Cantine aperte” dandomi modo di scoprire i segreti e le tecniche che hanno portato le Cantine Argiolas a conquistare premi e clienti in tutto il mondo. Una giornata ricca di emozioni, iniziata con la visita guidata alla cantina, non prima di avere degustato un fresco Vermentino “Is Argiolas” in compagnia di centinaia di appassionati che hanno riempito ogni angolo della corte interna della cantina, dove dalle quattro barrique, si potevano degustare i grandi vini Argiolas.
La visita guidata inizia sotto il capannone dal tetto in legno, completamente arieggiato, dove, nei grandi silos in acciaio, arriva il mosto per la fermentazione, ricavato dalle uve vendemmiate di primissima amttina per tenere sempre basse le temperature e incanalate attraverso delle serpentine refrigerate. Dopo la fermentazione controllata accuratamente dall’enologo Mariano Murru, il vino passa alla raffinazione in botti Barrique, nelle cantine a 15 mt sotto terra, dove la temperatura è a 11 gradi costanti e il vino riposa al buio per anni prima di arrivare nei bicchieri degli estimatori. La visita continua negli ampi cortili dove si conservano anichi cimeli di strumenti enologici, gustare qualche altro bicchiere di Korem, di uve cannonau o seguire degli interessanti seminari, curati da “Slow Food” dal tema “Le isole dei centenari”, col gemellaggio fra la Sardegna e Okinawa, alla scoperta delle pietanze tradizionali con cui i nostri centenari si sono alimentati. I fagioli neri, tanti legumi, farine prodotte dal grano Capelli, i formaggi di pecora o le insalate fermentate della tradizione Nipponica, da pietanze di alghe marine accompagnate da bevande di The. Abbiamo degustato anche il nuovo vino “Senes”; dedicato proprio ai centenari, presentato dal responsabile dei vigneti, di cui ne cura lo stato di salute, con estrema attenzione, sacrificando a volte alcune piante, sezionandole per accertarsi del loro stato di salute interno. In un’altra sala, sempre sul tema del gemellaggio con le tradizioni Giapponesi, sono stati organizzati delle dimostrazioni di show cooking, per la Sardegna lo chef Sergio Mei da Santadi (Cagliari), classe 1952. Tre frasi che riassumono il suo pensiero, dal 1994 executive chef dell’hotel Four Seasons di Milano. E’ l’approdo ultimo di una serie di grandi catene alberghiere, prima al lavoro al Grand Hotel Helio Cabala di Roma, ai fornelli dei Ciga Hotels in Sardegna e a Milano e Da Rolando, ancora a Milano, “Mi piace sperimentare, ma credo anche che non ci sia nulla di nuovo sotto il sole” “Reinvento e reinterpreto ricette tradizionali” “La perfezione non esiste; ma esistono le ricette straordinarie” Il piatto presentato sono dei tradizionali gnocchetti sardi, impastati in diretta, con semola, zafferano, olio di Elicriso e acqua, conditi con pomodorini secchi e spezie.
Non potevo chiudere questa visita senza gustare un buon calice del più blasonato rosso della cantina Argiolas il “Turriga”
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Testo e foto Bruno Atzori (riproduzione vietata)