ENOTURISMO
Dorgali per secoli ha rappresentato un punto di riferimento territoriale, già in età nuragica la necropoli di “Nuraghe Mannu “ era porto di collegamento tra le civiltà marinare e i territori interni della Barbagia .Erano frequenti il commercio dei metalli,dell’ artigianato,della pastorizia e del vino come testimoniano presenze di viti selvatiche nei pendii della montagna a conferma della storia.
E’ peraltro risaputo che in Sardegna siano stati scoperti in più siti nuragici presenze di vinaccioli provenienti da uve di Cannonau.
Certamente la molteplicità dei paesaggi,la loro vocazione alla coltivazione e la vicinanza del mare hanno reso Dorgali una località dove da circa 50 anni sia nel suo abitato che nella ridente frazione di Calagonone si praticasse turismo organizzato.
Alla tradizionale ospitalità dei Dorgalesi si è integrata in questi anni la professionalità di figure imprenditoriali di successo che operano nel settore turistico-ricettivo.
I proprietari dell’azienda agricola ATHA RUJA,consapevoli,del potenziale del territorio hanno creato in società un importante struttura alberghiera a quattro stelle,di grande pregio,un vero e proprio Hotel de Charme.
Nuraghe ArvuResort è già una realtà presente sul mercato da alcuni anni.
Lusinghieri giudizi espressi da clienti internazionali che vi hanno soggiornato è possibile consultare nei portali Trip Advisor,Venere.it, Booking. com.
Il numero sempre crescente degli ospiti che ritornano sono la miglior prova della qualità della loro vacanza.
Il Resort dispone di 50 camere,ampia sala interna di ristorante climatizzato,spettacolare terrazza coperta con vista mare e montagna,piscina accessoriata e dalle forme sinuose, parco privato di 10 mila metri quadrati,sala meeting, servizi, cantina con ambiente intimo e accogliente con arcate e volte a vela.
Sul sito www.hotelnuraghearvu.com è possibile visitare il Resort e visionare direttamente la qualità dei servizi offerti.
Nel pregiato ristorante con la sala interna climatizzata e veranda coperta con vista mare-montagna è possibile organizzare pranzi tipici con accostamenti enogastronomici di eccellenza.
I vini ATHA RUJA sono presenti e apprezzati da un pubblico internazionale che oltre al consumo è portavoce e testimone della qualità dei vini.
L’ospite che soggiorna al Nuraghe ArvuResort chiede sempre di poter visitare i vigneti e le cantine ATHA RUJA; ma anche agli amanti dei vini CANNONAU DOC. KUENTU Riserva e TULUJ IGT. presentiamo l’invito ad una visita o un soggiorno nel Resort.
Possiamo garantire che saranno accolti con ospitalità, gentilezza e professionalità come nella tradizione dei Dorgalesi.
Si potranno assaporare le migliori combinazioni enogastronomiche preparate da chef capaci con l’assistenza di un sommelier che sarà vostro amico per guidarvi nella degustazione di grandi vini.
Crediamo nel territorio, abbiamo la consapevolezza delle immense risorse che esso ci offre.
Lavorando seriamente, con impegno, si può fare sinergia vera tra l’arte del vino e l’ospitalità turistica.
ATHA RUJA produce tre etichette di vino rosso oltre ad una grappa .
La base di lavorazione e naturalmente il vitigno principe di Sardegna IL CANNONAU.
Nel vigneto sono impiantate anche altre piccole quantità di vitigni autoctoni quali CARIGNANO E BOVALE SARDO.
CANNONAU D.O.C. DI ATHA RUJA
Ottenuto dalla lavorazione in purezza del vitigno omonimo.
Ha una maturazione in tonneau di rovere francese per un periodo di 12 mesi.
Colore rosso rubino, si apre con profumi di macchia mediterranea e rosmarino con note di frutta rossa e bacche, marasca e mirto, il tutto perfettamente fuso da un ventaglio minerale.
È un vino che bene si abbina a piatti di carni rosse, arrosti, cacciagione e formaggi.
Servire a una temperatura di 18°.
Si consiglia di stappare la bottiglia un’ora prima del servizio.
KUENTU CANNONAU D.O.C. RISERVA.
Vino ottenuto dalla selezione di uve cannonau prodotte da ceppi di oltre quarant’anni.
Maturazione in barrique di rovere francese per un periodo di 24 mesi.
Colore rosso rubino intenso; vino di grande complessità e tipicità, si apre con profumi di piccoli frutti rossi, erbe aromatiche, liquirizia e spezie.
La sua ricca struttura e ben bilanciata dalla complessità tanica e dall’elegante ed esaudente persistenza.
È un vino che si accosta ottimamente ai piatti tipici del territorio con base di arrosti, cacciagione, primi piatti succulenti e formaggi stagionati.
Si consiglia di stappare la bottiglia un’ora prima del servizio.
Temperatura di servizio 18°.
Vino non filtrato, eventuali sedimenti non compromettono la qualità, esaltano la tipicità e testimoniano l’integrità e la naturalezza delle nostre procedure enologiche.
TULUJ – ISOLA DEI NURAGHI IGT
Vino rosso a indicazione geografica tipica Isola Dei Nuraghi.
Ottenuto da un’accurata selezione dei principali vitigni autoctoni coltivati nella nostra terra da secoli di storia e tradizioni.
Colore rosso rubino intenso con lievi tonalità violacee.
A naso si apre con note di frutti rossi, marasca e ciliegia, rivelando al palato sentori di tabacco dolce e liquirizia selvatica, il tutto avvolto da una trama di tannini fitti e morbidi.
Ottimo per secondi piatti a base di cacciagione, carni rosse e formaggi ben stagionati.
Si prega di aprire e decantare almeno un’ora prima di servirlo.
Temperatura di conservazione e servizio 18°.
Vino non filtrato, eventuali sedimenti non compromettono la qualità, esaltano la tipicità testimoniano l’integrità e la naturalezza delle nostre procedure enologiche.
Bottiglie prodotte sempre in numero limitato in base alle annate.
ACQUAVITE DI TULUJ
Nobile distillato delle pregiate vinacce fresche delle nostre bacche.
Le vinacce non esauste vengono consegnate in giornata su piccoli contenitori d’acciaio alla distilleria Capovilla dove grazie alla loro maestria e distillazione in bagnomaria mantengono inalterate l’integrità dei profumi della nostra terra.
Prima dell’imbottigliamento l’acquavite ha un periodo di affinamento di 24 mesi.
Colore limpido cristallino esprime un bouquet di fiori bianchi e frutta fresca, mantenendo un palato asciutto e delicato.
LA FAMIGLIA
L’azienda ATHA RUJA nasce nei primi anni ‘90, non si è trattato di un “amore a prima vista” ma l’elaborazione di una tradizione di viticoltori ricca di due generazioni di storia che hanno preceduto i fondatori
Pietro Pittalis e Annita Salis hanno per passione e scelta, condiviso la realizzazione di un sogno che è ormai diventato realtà.
I profumi, la tradizione, l’amore per la viticoltura li vede entrambi bambini impegnati nella vendemmia uve che, raccolte sui piccoli cesti di incannucciato, venivano depositate nei tini in legno di ginepro che, adagiati nei carri trainati dai gioghi di buoi, si avviavano in cantina per la lavorazione.
Per un certo periodo Pietro e Annita hanno dovuto seguire percorsi di vita e studi diversi ma necessari alla loro crescita.
Adesso sono due affermati professionisti nei settori dell’imprenditoria e della medicina,.
Il ricordo, i profumi e la passione sono state le ragioni fondamentali per riappropriarsi della origini mai sopite e dedicare tempo e risorse alla realizzazione dell’azienda.
Consapevoli che le iniziative di successo sono sempre l’insieme di più intelligenze hanno cercato un valido enologo che fosse ancora giovane, capace, di buona razza ed entusiasmo.
Il dott. Marco Bernabei è stato ed è per la cantina ATHA RUJA un punto di riferimento fondamentale.
Egli viene ormai considerato dai proprietari “uno di famiglia”, figura essenziale per lo sviluppo, crescita, qualità ed eleganza dei vini prodotti.
Pietro e Annita vivono questa bella storia con grande entusiasmo; i figli Manuela, Teresa ed Eugenio sono una bella speranza perché il sogno continui.
IL TERRITORIO
Il paese di Dorgali, al centro della costa orientale della Sardegna, ha una storia millenaria che si racconta solo attraverso i segni di un passato avvolto nel mistero.
Chi erano i popoli che hanno abitato il suo vastissimo territorio fin dal neolitico?
Chi ha costruito le “ Domus de janas”, i menhir, i dolmen apparsi in quel periodo?
All’inizio, forse nelle sue spiagge sono sbarcati i greci, i fenici, uomini provenienti dall’oriente, ma dopo sono arrivati anche gli altri, i cartaginesi, i romani, i bizantini, gli arabi, gli spagnoli.
Tante genti, tante lingue, tante culture, tante storie che hanno lasciato tracce ora lievi e inconsistenti, ora profonde e durature come i romani per esempio.
Il loro passaggio riecheggia nel nome dell’ antico villaggio “Viniola”,poi confluito nell’abitato di Dorgali.
Un nome e una esperienza che hanno segnato una parte del destino del paese, quello legato alla sua millenaria cultura del vino.
Chi erano i popoli che, prima dell’arrivo dei cartaginesi e dei romani, hanno costruito i nuraghi, le tombe dei giganti, i villaggi di “Serra Orrios”, “Nuraghe Arvu”,
“Nuraghe Mannu”, “Nuragheddu”, “Bidunie”, “Zorza” e gli infiniti altri svaniti nella deriva del tempo?
Erano i nuragici, i creatori della più antica civiltà del Mediteranno.
Di essi restano solo questi monumenti misteriosi: non le loro storie, la loro lingua, i loro dei.
Qualcosa è rimasto, forse, nel carattere della gente di Dorgali: la laboriosità, il senso dell’umorismo, l’ironia, il senso dell’ospitalità.
A proposito del senso dell’ospitalità, un tratto caratteristico di questo popolo, c’è un filo che lega il lontano passato al presente: il vino, la “cultura”del vino.
Sicuramente i nuragici conoscevano il vino, come è attestato dai vinaccioli ( di Cannonau ) ritrovati in un sito archeologico, e fin dal loro tempo questa è stato bevanda degli dei, deve aver cementato le amicizie, portato allegria e convivialità, scanditi momenti sacrali di culto.
Ancora oggi a Dorgali, non c’è famiglia che non produca il proprio vino, perché il vino non è destinato solo al corpo, ma anche allo spirito.
Il vino, per i dorgalesi, significa prima di tutto amicizia, ospitalità, comunicazione,
immaginazione.
Il vino è sempre un racconto. Un racconto di eventi atmosferici, di attese di pioggia, di trepidazioni, di speranze, di fatiche, di paesaggi, di storie ora liete ora tristi, di rievocazioni di persone che, dentro questi racconti, continuano a vivere per sempre.
Il carattere dei dorgalesi, oltre che dalla loro lunga storia è legato al paesaggio:
alla sua luce, alla sua diversità, al suo insondabile mistero.
Dal paese si vedono dei tramonti spettacolari su monti chiari di Oliena e su quelli colorati di viola di Lula, ma non si vede l’alba.
Il sole arriva d’improvviso da dietro il monte Bardia, ancora “profumato” di mare perché è dal mare di Gonone che esso nasce, proprio alle spalle del monte, ed è in questa specie di schizofrenia della luce che fermenta anche il carattere della gente.
Un misto si serietà e di allegria, di sobrietà e di ironia, di senso della realtà e di fantasia.
Ma non è solo la danza della luce, fra le albe sul mare e gli incredibili tramonti sulle montagne a nutrire la fantasia dei dorgalesi e il loro talento per l’arte. C’è anche la sorprendente varietà del loro territorio:
si va dalla bellezza selvaggia del Supramonte, a quella altrettanto solenne del mare di Cala Gonone, dalla dolcezza delle campagne, tutte vigne e ulivi, ai segreti della gola di “Gorropu”, degli oleandri del cedrino, al mistero delle grotte del Bue Marino e al silenzio pieno di voci di “Serra Orrios”.
Senza contare i grandi boschi di leccio, alle distese di rosmarino, di elicriso, di rose peonie.
LA FILOSOFIA
Molti pensano che per fare un “buon vino” sia sufficiente un terreno adatto alla coltura della vite, una buona tecnologia in cantina, un buon vignaiolo.
A volte può essere vero, ma tutti questi elementi, se pur essenziali, da soli non sono sufficienti per fare un buon prodotto.
Realmente pensiamo che un “GRANDE VINO” debba nascere prima di tutto dalla passione per il proprio lavoro, vera ragione per guidare l’intuito e il talento necessari al conseguimento degli obbiettivi di eccellenza.
Occorre amare intimamente la natura per poter chiedere ad essa una rispettosa intesa per ottenere i propri frutti; non si deve sfruttare eccessivamente la generosità della terra oltre quello che può naturalmente concederci.”
Si ha sempre un momento di raccoglimento davanti ad eventi metrologici negativi;questi non sono solo di distruzione, sono anche insegnamento per ciò che l’uomo arbitrariamente altera l’equilibrio per ragioni, molte volte di pura ipocrisia.
Fare viticoltura, viticoltura sostenibile significa rispettare l’equilibrio dell’ecosistema.
La scienza, la conoscenza degli strumenti di controllo che noi possediamo devono essere la conferma che il nostro lavoro sia stato eseguito con cura, impegno, rigore e disciplina.
Spesso alla generosità delle viti deve corrispondere un ragionevole diradamento che riporti le piante stesse al loro equilibrio ideale perché cosi si rende alla natura ciò che ci voleva dare di più.
Quello che rimane è certamente il frutto magico che contribuisce a creare un grande vino “
LA VIGNA
I vigneti sono ospitati nell’antica valle di Oddoene incorniciata dalla catena del Supramonte del Gennargentu per un lato e dall’altra catena del monte Tuluj nell’altro versante che la separa dal mare di Cala Gonone.
Il terreno è sciolto,con buona combinazione di terroir di origine alluvionale.
L’ottima lavorazione di superficie ed una approfondita analisi di sezioni verticali fino ha 2 mt di profondità ha consentito la conoscenza chimica del suolo per operare un’adeguata scelta di porta innesti specifici.
Una particolare scelta di più cloni di cannonau provenienti dalle zone cru del territorio ha creato una pluri varietà di specie che nell’insieme danno ai vini ATHA RUJA armonia, complessità, profumi, sapori e carica fenolica straordinari.
La lavorazione dei vigneti e in buona parte manuale, sia per quanto riguarda la parte del suolo, che per i ceppi viticoli dove l’occhio dell’uomo è sempre vigile e la mani pronte per tutte la fasi delle potature, cimature, diradamento nella fase di invaiatura e, in ultimo della vendemmia esclusivamente manuale, operata nelle ore fresche della giornata.
L’allevamento è in parte ad alberello, con ceppi di oltre cinquant’anni di vita; il restante è un cordone speronato con impianto di sei mila piante per ettaro.
Le rese sono autolimitate grazie al diradamento attestando con ciò una produzione non superiore ai cinquanta quintali per ettaro.